Invito alla lettura

La vita delle piante. Metafisica della mescolanza
di Emanuele Coccia, Edizioni Il Mulino, 2023.

Recensione di Pina Iarossi

Se “considererete impura ogni conoscenza che non provenga dallo stesso oggetto e dal vostro metodo” (a pag. 141) allora non leggete questo piccolo ma denso libro, perché il suo contenuto è una bellissima sfida al modo comune di pensare e di intendere la conoscenza e la percezione che abbiamo della natura, delle piante, del mondo nel quale siamo quotidianamente immersi.

L’autore ci porta, con le sue riflessioni, ad analizzare e a scandagliare il mondo del vivente con gli occhi di chi non ha pregiudizi di sorta, a interconnettere diversi saperi, dalla storia alla biologia, dalla botanica alla filosofia, alla spiritualità e tutto a partire dal considerare che cosa sia la vita vegetale nelle sue più semplici manifestazioni: una pianta, un albero, una foglia ma anche l’atmosfera nella quale viviamo, per invitarci a pensare, appunto, fuori dagli schemi.

“La botanica non è solo una scienza particolare: è un sapere privilegiato sul legame più stretto ed elementare che la vita possa stabilire con il mondo. È vero anche l’inverso, la pianta è il più puro osservatorio per la contemplazione del mondo nella sua interezza.” (a pag. 13)

A ricordarci della centralità e dell’importanza della Filosofia della natura,  l’autore riporta le considerazioni di Aristotele, Giordano Bruno, Goethe e Newton, per esprimere la necessità di giungere ad una conoscenza e ad una sensibilità verso il mondo vegetale, verso le piante  che possa riportarci al “Tutto che è in tutto”, poiché, come già scriveva un altro grande della biologia:  “…l’elemento vivente, anche extraumano, è stato invocato a testimoniare della confluenza e della concordanza di tutte le cose, a testimoniare cioè di quella realtà unitaria, celata alla nostra coscienza, che riusciamo solo a intuire, ma che vorremmo sperimentare nella sua totalità più di quanto non ce lo permetta l’organo della coscienza.” (Adolf Portmann, “Le forme viventi, nuove prospettive della biologia”; ed. Adelphi 1989).

Per configurare una tale impostazione teorica, tesa a cogliere questa straordinaria Unità, l’autore formula una “Metafisica della mescolanza” dove trova riconoscimento una “Teoria della foglia. L’atmosfera del mondo.”, o una “Teoria del fiore. La ragione delle forme” o ancora una “Teoria della radice. La vita degli astri”, solo per citare alcuni dei capitoli del libro, e in questo modo egli realizza una Metafisica intesa come una parte della filosofia che, prescindendo dai dati dell’esperienza diretta, indaga sui principi primi, assoluti della realtà.

Questo sapere però non è frutto della classica impostazione “cartesiana” che scinde, separa per prendere potere sul mondo affermando il primato assoluto dell’uomo, quanto piuttosto una conoscenza che intuisce, che diventa sensibile e partecipe del vivente e che è “mescolanza”, quale – nell’accezione più positiva del termine – tutto quanto risulta dalla combinazione di elementi diversi, e di saperi diversi, per giungere a compenetrarsi nel mondo vegetale e contemplarlo.

Sulla scia di questa bellissima intuizione l’autore propone una riflessione a proposito della filosofia che ci riporta a quella che in antico veniva definita come “Anima mundi”: “La filosofia è la conoscenza nel regno di Eros, il più indisciplinato e rozzo di tutti gli dèi.” (pag.149)

Note sull’autore: Emanuele Coccia (1976) è un filosofo italiano; dopo gli studi in agraria si è laureato in filosofia Medievale presso l’Università degli studi di Firenze, ha insegnato all’Accademia italiana per studi avanzati presso la Columbia University di New York, e dal 2011 è professore associato presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) di Parigi.

Invito alla lettura

Una prodigiosa moltitudine di Jason Roberts

Recensione di Monica Macelloni

Se siete appassionati di storia naturale, botanica o del Settecento, cercate questo libro. È  voluminoso, ma la scrittura nella traduzione italiana scorre molto bene, la lettura è piacevole e  avvincente. 

Le vite di Linneo, che tutti sanno identificare, e di Buffon che invece è meno noto ma ha anticipato  con la sola riflessione l’evoluzione darwiniana (di cui Darwin ebbe molte conferme dal suo viaggio  alle Galapagos), sono incredibilmente intrecciate con le vicende politiche del periodo come la  Rivoluzione Francese con esiti imprevedibili. Le teorie di Buffon furono ritenute riflessioni  filosofiche di un aristocratico, mentre il frenetico lavoro di Linneo che pretendeva di classificare  tutta la vita terrestre e non solo, in un lavoro inane e basato su conoscenze parziali e ancora non  validate, diventò il basamento delle classificazioni da quel momento. 

Oggi con la sequenza del DNA molte di quelle classificazioni nell’ambito vegetale sono risultate  errate, ma sono entrate così tanto nelle nostre abitudini che continuiamo ad usarle. 

Monica Macelloni