… ancora immagini e pensieri dalla Vita nuova

La Vita nuova è una storia d’amore, adolescenziale, vagheggiata, sospirata, sofferta, che comincia a 9 anni.

Non facile la prosa della Vita nuova: il pensiero di Dante scorre tra dottrina, immaginifico medievale e cenni poetici propri dei trovadori, inserendo sonetti, canzoni e ballate.

“Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m’avesse offeso; e chi allora m’avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente ‘Amore’…”, (Cap XI)

Si inseguono nella trattazione annotazioni numeriche e annotazioni cronologiche.  Il numero nove, multiplo di tre, numero primo indivisibile, allusivo alla Santissima Trinità, accampa uno spazio matematico ma lo trascende in un significato escatologico.

Anche nella liturgia delle ore, ufficio di monaci e contemplativi, il numero tre scandisce il tempo in una progressione che si moltiplica: ore terza e sesta con cui si conclude la mattina, e l’ora nona che apre la seconda parte della giornata. Nei riti pasquali l’agonia del Venerdì Santo, nell’orto degli ulivi, cade all’ora nona.

L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puòsimi a pensare di questa cortesissima”. (Cap III)

La Vita nuova può essere un annuncio di sognate identità e conquista di puri sentimenti.

Da questa visione innanzi cominciò lo mio spirito naturale ad essere impedito ne la sua operazione, però che l’anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in picciolo tempo poi di sì fràile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti pieni d’invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui.” (Cap IV)

Nei momenti più sublimi Dante si si sposta sulla ballata a stemperare la durezza dottrinale

Ballata, i’ vo’ che tu ritrovi Amore,

e con lui vade a madonna davante,

sì che la scusa mia, la qual tu cante,

ragioni poi con lei lo mio segnore.

Tu vai, ballata, sì cortesemente,

che sanza compagnia

dovresti avere in tutte parti ardire;

ma se tu vuoli andar sicuramente,

retrova l’Amor pria,

ché forse non è bon sanza lui gire.…” (Cap XII)

Versi che anticipano la straordinaria significanza immaginifica della Divina Commedia, in ciascuna delle tre Cantiche.

Ezia Maria Pentericci