Elogio delle vagabonde, di Gilles Clément

Il testo Elogio delle vagabonde (DeriveApprodi Habitus, 20) è un insieme affascinante di annotazioni su piante, studiosi,  circostanze, luoghi; non proprio facilissimo da leggere, ma assolutamente intricante e divertente.

Tesse l’elogio delle “erbacce”, della loro insistenza a insediarsi e poi allontanarsi dai luoghi originari per …correre, nascondersi, esplodere in spazi diversi.

Esseri mobili, a nostra immagine, le “vagabonde” inventano soluzioni di esistenza “questo il loro miracolo e la loro lezione più mirabile” (pag 11). Nel testo emergono la simpatia e la ricerca di originalità con cui Clément elenca, ciascuna con meriti diversi, queste piante modeste e spontanee, la cui resistenza  parla della eternità della natura.

Sfilano nelle pagine l’Enotera, l’Acacia del vento, oppure, come a pag 116, la Nigella: leggiadra, aerea, e con una corona di sottilissimi aghi verdi “dapprima vagabonda mediterranea, poi europea (oggi discretamente planetaria), la Nigella fa parte di quelle specie la cui espansione si è arrestata a partire degli anni 60 per poi regredire e talvolta scomparire. “Insieme al Fiordaliso e al Gittaione comune è l’illustrazione della perdita di diversità dovuta a violenza chimica: avvelenamento. Brutalità” (pag 116-117)

Ci vengono incontro poi le Cosmee: corolla delicata e leggera, quasi una tavolozza da pittori, designata con questo nome simbolicamente espressivo che, nel 1988, era stimata in Giappone “fiore della bontà e della delicatezza”

L’autore non fa caso alla rusticità e alla caducità di queste piante, ma piuttosto alla loro originale, particolare bellezza.

Tra le piante espansive troviamo il Lupino, con le diverse varietà e una storia di tutto rispetto che fa risalire ai greci e agli egizi i riferimenti sui semi e sul portamento. Per essere una erbacea, e in alcuni casi arborescente, è particolarmente longeva, vive da 5 a 7 anni.

Il Papavero o Rosolaccio, grande viaggiatore, vanta una illustre fama e la diffusione dalla Mongolia alla Tasmania, attraverso l’Egitto, la Persia, l’India e la Cina. A Malesherbes, le erbe fioriscono “fiori di papavero o di oppio? Un laboratorio clandestino avrebbe operato nei seminterrati del castello, oggi abbandonato. Da allora i papaveri viaggiano tutto intorno, riseminandosi ovunque, preferendo gli acquitrini alle terre umifere. Può vantarsi di essere annoverata nella lista delle piante raccomandate da Carlo Magno.

Andando in montagna, ma anche in pianura o al mare, potrete osservare qualche prototipo , forse diverso dalle antenate, ma ugualmente tenaci, fascinose e talmente floribunde da colonizzare il paesaggio. Ci sembra l’augurio più bello oltre a portare con voi questo piccolo volume tascabile.

Ezia Maria Pentericci

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