Interessante e provocatorio, il testo di Paolo Pejrone offre brevi riflessioni sulla problematica attuale del giardinaggio.

E’ divise in tre parti, ognuna con una introduzione:

  • Sconquassi
  • Buone pratiche e cattive retoriche
  • Vecchi (e nuovi) cari amici

La prima sottolinea le difficoltà che il cambiamento climatico sta creando nella gestione del giardino. Dalle piante che si spostano autonomamente ad altitudini sempre maggiori e vengono sostituite sempre autonomamente da piante più mediterranee (il suo giardino è ai piedi del Monviso), a quelle importate che nel tempo sono diventate infestanti, senza tralasciare gli sconquassi causati da venti e alluvioni. Un carosello di piante erbe e alberi, purtroppo senza immagini, citati però con affezione e acutezza.

Nella seconda, l’autore critica con forza tutti coloro che pretendono che il giardino e il verde urbano in genere rispondano a regole e ambizioni umane e non alle loro realtà intrinseche; da qui la necessità di ripensare molte scelte in base alla intensificazione delle precipitazioni torrentizie e degli accessi di vento quasi tropicali, nonché a periodi di siccità non usuali.
Con soddisfazione, i miei dubbi su certe azzardate operazioni di giardini verticali o di edifici che ospitano alberi, sono stati da lui non solo confermati ma anche supportati da considerazioni molto condivisibili.

Nella terza parte ci propone una serie di piante in prospettiva di imprevedibili periodi di siccità per contesti diversi: dalle aiuole cittadine, ai prati, e, ovviamente, ai giardini privati, senza risparmiare critiche a certe pratiche ostinate che rileva in certi ambiti: prati all’inglese, introduzione di piante rare solo per stupire e non per una sana sperimentazione.
Leggendo si riesce ad immaginare quello che Pejrone descrive, ma sarebbe ancora più efficace se ce ne proponesse anche schizzi e immagini.

La scrittura è scorrevole, giardini e piante sono presentati con acquarelli, le riflessioni critiche pacate ma solide.

I concetti si ripresentano spesso, probabilmente perché il libro non è un’opera organica e sistematica, ma una raccolta di articoli, attraverso i quali l’autore dispiega il suo pensiero ricco di  profonda conoscenza pratica e teorica.

Monica Macelloni

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